SEMPRE PIU’ VETTORI AMPLIANO L’ATTIVITA’ A STOCCAGGIO, RICICLO E ALTRO

Nel giro di pochi anni, tra il 2011 e il 2017, secondo le rilevazioni dell’Anfia (associazione dei produttori italiani di autoveicoli), la percentuale di “materie prime secondarie, rifiuti urbani, altri rifiuti” trasportate su strada è letteralmente triplicata in soli 6 ani, passando dal 5,1% al 15% del 2017, raggiungendo un totale di quasi 8 miliardi e il numero di mezzi è letteralmente esploso arrivando a 628.540 unità.

La causa principale di questo andamento in controtendenza del trasporto do rifiuti è certamente l’incessante crescita della produzione nazionale.

Il fiume di rifiuti si sposta quasi tutto su strada

Il rifiuto, da quando diventa tale a quando viene smaltito o riciclato, passa la maggior parte del suo tempo a bordo di un mezzo di trasporto, che è prevalentemente un camion.

La carenza di impianti

L’esubero di rifiuti rispetto agli impianti è superiore, in un settore che cresce, alla faccia della crisi, a ritmi doppi rispetto al PIL nazionale.

Secondo il laboratorio REF Ricerche, sono 2,1 le tonnellate di rifiuti in esubero.

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L’economia circolare

La soluzione sembra essere proprio l’economia circolare, anziché scaricare all’estero bisogna riciclare in Italia.

Ciò che va capito è che noi in realtà non ci stiamo liberando di quei rifiuti, ma li stiamo vendendo.

Oggi i rifiuti sono una risorsa tanto quanto l’acqua, il carbone e il petrolio, e quindi vanno sfruttati.

E’ un’opportunità che comincia nel momento in cui il rifiuto esce, come scarto, da una fabbrica e sale a bordo di un camion che lo porta a un impianto di trasformazione, stoccandolo, impacchettandolo e preparandolo al passo finale.

E’ lì che le imprese di autotrasporto attive nel settore dei rifiuti stanno concentrando la loro attenzione.

Opportunità per il trasportatore

Nella crescente frequentazione fra trasportatore e rifiuto, nella specializzazione sempre più esasperata delle tante varianti di questa particolare tipologia di merce se crea una vasta area di concentrazione delle competenze che offrono al vettore l’opportunità di inserirsi nel processo di trasformazione.

L’economia circolare non è solo un fatto tecnico, un’attività produttiva senza “sprechi”, ma una conoscenza condivisa che diventa un’etica.

 

Fonte: Rivista uomini e trasporti